Roma, Sabatini: "Totti da premio Nobel, ma ora fa da tappo"

Pubblicato il 7 ottobre 2016 alle 14:00:06
Categoria: Serie A
Autore: Redazione Datasport.it

"Io a Totti darei il Nobel per la fisica, visto che il Pallone d'oro non gliel'hanno dato. Le sue giocate non sono riproponibili, hanno messo in dubbio Copernico e Keplero. Però ora costituisce un tappo perché porta una luce abbagliante e oscura un gruppo di lavoro". E' questo il passaggio più significativo - e destinato a far discutere non poco - della conferenza stampa con la quale Walter Sabatini ha dato l'addio alla Roma lasciando l'incarico di direttore sportivo dopo cinque anni: "La curiosità morbosa che si lega a qualsiasi suo gesto - prosegue Sabatini parlando di Totti - comprime fortemente la crescita di un gruppo di calciatori che deve comunque subordinarsi a questo".

Ma non si parla solo del capitano, ci mancherebbe. L'esperienza di Sabatini è stata intensa e l'ormai ex ds giallorosso gioca a carte scoperte parlando a 360 gradi: "Quando arrivai alla Roma parlai di rivoluzione culturale - dice -. Intendevo trasformare il concetto di vittoria da una possibilità a una necessità: e questa mancata rivoluzione è il mio più grande fallimento. Il mio più grande rammarico è non avere vinto lo scudetto: non mi procura rabbia, ma una tristezza cupa probabilmente irreversibile. A meno che non ci sia un riscatto immediato in questa stagione. Qualche speranza di vittoria infatti c'è ancora".

Sabatini rivendica con orgoglio il suo operato negli ultimi cinque anni: "Ho portato la Roma a sedersi su tutti i tavoli del calcio che conta, l'ho resa un'insidia per tutti e i calciatori che sono stati venduti sono sempre stati adeguatamente sostituiti. Ho fatto un mercato rissaiolo ma ci sono sempre stato. Ci sono anche ricordi brutti tra cui il 26 maggio (la finale di Coppa Italia persa contro la Lazio nel 2013, ndr). Subito dopo quel match ho pensato che sarebbe stato giusto cambiare indirizzo e l'ho fatto con successo".