Milan, Montolivo: "Posto Champions? Io ci credo"

Pubblicato il 18 dicembre 2014 alle 10:48:40
Categoria: Serie A
Autore: Redazione Datasport.it

Il Milan, col rientro di Riccardo Montolivo, ha ritrovato il faro del suo centrocampo e anche il gioco (come si è visto nella gara col Napoli) è migliorato. Il capitano rossonero, in un'intervista al Corriere dello Sport, parla del nuovo clima che si respira a Milanello: "I bravi ragazzi aiutano e anche se adesso in spogliatoio non mancano i ragazzi belli sanguigni, c'è un clima diverso. Il rispetto per le regole è sacro e imprescindibile, credo che tutto il gruppo sia maturato. Merito dell’addio di Balotelli? Mario non c’entra e penso che meno ne parliamo, più gli facciamo del bene".

L'arrivo di Inzaghi in panchina ha dato grande entusiasmo al gruppo. Ma quali sono le differenze rispetto al Milan di Seedorf: "È difficile fare paragoni, ma parliamo di due squadre in cerca di un’identità. Ora guardiamo al futuro, a un Milan che punta all’Europa. Stiamo facendo un ottimo lavoro. Ora questo Milan deve guardarsi allo specchio e dirsi che cosa vuole diventare. La sfida è con noi stessi. Credo che questa squadra non possa prescindere da uno spirito operaio fatto di intensità, sacrificio, determinazione. Sono d’accordo con il presidente quando dice che questa rosa può competere per le prime posizioni, a patto che mantenga lo spirito che dicevamo, altrimenti è dura".

Rispetto alla passata stagione sembra un Milan decisamente diverso, sia nel gioco sia nello spirito con cui scende in campo: "Semplicemente credo che sia cresciuto il senso di responsabilità verso questa maglia - prosegue Montolivo - Dopo un anno negativo come quello passato, tutti, io per primo, ci siamo chiesti cosa potessimo fare di più. Anche in società c’è più armonia? Sì. L’anno scorso avevo detto che anche questa situazione non aiutava. Ora si percepisce un clima diverso".

Spazio, infine, al ricordo di questi ultimi mesi davvero difficili a causa del lungo infortunio: "Giocare quei 5 minuti contro l’Udinese è stato come un secondo esordio in serie A. Sì, quell’emozione è paragonabile solo alla prima partita in A: da quando, sei mesi fa, mi sono ritrovato in ospedale a Londra, con la tibia rotta, aspettavo solo quel momento. Come si supera un infortunio come il mio?  Cercando di razionalizzare e certo non da soli. Uno sa che sono i rischi del mestiere, che può succedere, ma la tempistica, 5 giorni prima di un Mondiale, è stata drammatica. Fondamentali sono state la mia famiglia e la mia seconda famiglia, il Milan. Il presidente Berlusconi mi è stato vicino personalmente".