Maxibasket: azzurri ai vertici, oro e bronzo

Pubblicato il 18 aprile 2015 alle 08:59:21
Categoria: Notizie Basket
Autore: Redazione Datasport.it

Zara, aprile 2015. Una medaglia d'oro alla formazione azzurra Over 45 e una di bronzo a quella Over 50. Il bilancio della spedizione in terra croata per il torneo mondiale "World League" è ancora una volta positivo per l'Italia, che si è confermata saldamente fra le prime 10 nazioni al mondo nel ranking del maxibasket. Una posizione di prestigio, quella degli azzurri, sia perché la qualità del basket messo in campo è ammirata un po' da tutti, a cominciare dai tecnici, sia perché costruita negli ultimi 8 anni sulle categorie più competitive, la Over 40, la Over 45 e la Over 50. Altre nazioni, come Russia, Usa o Brasile sono davanti a noi anche perché gran parte dei loro successi viene dalle categorie più anziane, dalla Over 55 alla Over 75, alle quali l'Italia non partecipa. Le due medaglie vinte a Zara dagli azzurri hanno in comune criteri tecnico - tattici simili: difesa molto accentuata, con netta preferenza per quella individuale e manovre veloci. Queste scelte sono giustificate soprattutto dal tipo di avversari degli azzurri, in gran parte provenienti dall'Est Europa: giocatori grandi e grossi, generalmente più lenti dei nostri.
 
OVER 45 - Dan Peterson, che ha preso in mano la formazione Over 45 nella semifinale contro la Russia e nella finale con la Croazia ci ha messo cinque minuti a capire il giro del fumo e ad adottare questo tipo di gioco. Nella marcia trionfale della finale (83-52 contro la Croazia targata "Fortunal") ha insistito fino all'ultimo quarto nel pretendere una difesa forte, con stille - tanto per intenderci - di sangue oltre che di sudore. Anche quando Angeli, Gray e compagni erano avanti di 20 punti ha ordinato: "Non voglio vedere nessuno rilassato". L'incitamento che di continuo ha ripetuto è stato: "Lavorare, lavorare, lavorare!". Aggiungiamo d'altra parte che la nazionale Over 45 che Dan ha avuto la fortuna di guidare era uno squadrone fatto e finito, in cui figuravano giocatori che già avevano vinto almeno  due ori fra mondiali o europei di maxibasket, come Dalla Libera (4 ori su 4 partecipazioni), o Delli Carri, Corvo, Gei Gei Capone, Gray , o comunque  giocatori collaudati come Angeli, Silvestrin, Zeppa, Carney, Giannini, Gigliozzi, Di Lella, per non parlare di un esordiente di lusso nel maxibasket come Lupo Rossini

OVER 50 - Più difficile e complicato il percorso dei senatori Over 50 del pluridecorato coach Bucci con il record più sfolgorante di tutto il maxibasket (87 vittorie su 95 incontri). Già nella prima partita la squadra ha perso Mario Boni per stiramento: non una pedina qualsiasi, ma il giocatore che nella finale mondiale di due anni ha infilato 46 punti. Ma la tegola più grossa è caduta dall'avere affrontato la selezione Fimba International, in cui erano stati ficcati dentro cinque campioni veri della nazionale ex Jugoslavia (Kotnik, Sunara, Mirt, Gergia e Petranovic). Un po' per il desiderio di compiacere i boss della Fimba, un po' per favorire le stelle slave, gli arbitri croati  hanno dato il peggio di sé con una direzione a senso unico scandalosa, culminata nell'espulsione di Boni. La larga vittoria (82-66) nella finale per il terzo posto contro la Russia di San Pietroburgo  - fra l'altro diretta dagli stessi arbitri - ha avuto il sapore del risarcimento: un sapore amaro, però, di cui Bucci e i suoi avrebbero fatto volentieri a meno.
 
Fra gli azzurri si sono confermati ad alto livello Tirel, Bullara, Solfrini, Boni, Venturi, Carera, l'eterno Ponzoni e Tortù, e hanno esordito con onore le guardie Bortolini, Reali, De Angelis, e soprattutto Sbarra
Bufala mondiale. Questa edizione della World League passerà alla piccola storia del maxibasket come una bufala da non ripetere. Le competizioni internazionali del maxibasket sono giocate per 3/4 da squadre molto dilettantistiche, che partecipano alle gare per fare una vacanza, incontrare vecchi amici (e amiche) e giocare al buon vecchio basket dei loro tempi d'oro. Un quarto delle squadre, invece - fra cui quelle azzurre - partecipa per vincere, altro che vacanze.
 
Nei turni eliminatori le squadre e più vacanziere - dopo avere avuto la soddisfazione di giocare contro avversari famosi -  vengono facilmente spazzate via lasciando il campo libero alle formazioni più consistenti, che a loro volta nelle gare iniziali hanno avuto la possibilità di fare rodaggio e allenamento. Lo schema non è perfetto, ma funziona. Per avere una competizione mondiale più rigorosa si era giustamente pensato a dare vita alla World League con questo criterio: ciascuna nazione fra quelle cha hanno vinto almeno una medaglia può schierare nell'anno dei mondiali (cioè negli anni dispari) una sola squadra con giocatori Over 40, in modo da avere la crème de la crème, il meglio del movimento del maxibasket, che è diffuso in grandissima parte fra Sudamerica e Est Europa. Per la crisi economica, peraltro, è accaduto che le formazioni nazionali si siano dimostrate poco disposte sostenere le spese per due trasferte intercontinentali  nello stesso anno. Sicché i Paesi sudamericani rinunciavano alla World League quando si disputavano in Europa e viceversa. Per anni perciò la World League non si è giocata. Ora è stata resuscitata, ma si è creata una copia ridotta dei campionati mondiali, dando la possibilità a ciascun Paese di schierare squadre a volontà, in varie categorie maschili e femminili. Forte il sospetto che si siano voluti accontentare gli albergatori e gli operatori turistici croati; ma in questo modo il criterio della selezione e del rigore è andato a farsi benedire.
 
L'esordio del Giappone con tre formazioni - peraltro debolissime - è da salutare con soddisfazione, ma significa poco o nulla di fronte all'alluvione delle squadre croate e russe, le più numerose. Insomma, una manifestazione del genere cui si appiccica il nome altisonante di World League non ha senso. Ancor meno senso, poi, ha la partecipazione di una formazione come Fimba International, che - scandalosi favori arbitrali a parte - non ha avuto nemmeno la capacità di attirare spettatori nello splendido palasport intitolato al grande Cosic, le cui immense gradinate capaci di 8.000 spettatori sono rimaste sempre desolatamente vuote. Tutto questo, per giunta, nella città dei mille canestri, dove il basket è una religione, o poco meno.