Giocatori in ginocchio durante l'inno. Trump: 'Licenziateli tutti!'

Pubblicato il 25 settembre 2017 alle 12:14:59
Categoria: Notizie altri sport
Autore: Pietro Sala

Tutto era cominciato nel 2016, quando Colin Kaepernick, afroamericano, quarterback dei San Francisco con contratto da 126 milioni in sette anni, nel pieno delle proteste contro la brutalità della polizia nei confronti della popolazione di colore americana, si era inginocchiato per proesta durante l'inno americano, tradizionalmente suonato prima di ogni partita. Quest'anno Kaepernick non gioca più, ma il suo esempio vive ancora e diventa sempre più forte. E si sta moltiplicando.

Dopo che il presidente americano Donald Trump ha ritirato l'invito alla casa bianca per la stella del basket Stephen Curry, la protesta si è espansa a macchia d'olio: gli atleti delle maggiori leghe sportive americae hanno tutti cominciato ad inginocchiarsi durante l'inno. NBA, NFL, MLB... poco ci manca a completare tutto l'alfabeto!

LeBrone James, star dei Los Angeles Lakers, accusa Trump di essere "un pagliaccio" che "divide il paese".

Trump non ha esitato a rispondere, invitando a rispettare l'inno e la nazione e suggerendo che chi continuerà a seguire questa condotta dovrebbe essere licenziato dalle rispettive leghe.

Non solo: il presidente suggerisce anche ai tifosi di boicottare le partite finché la situazione non cambierà. Con un altro tweet, mantendo il gergo televisivo che lo contraddistingue, sostiene inoltre che i bassi ascolti registrati dalle partite siano dati non solo da un gioco noioso, ma anche dal fatto che la popolazione ha colto il suo messaggio e rinnova l'invito alle leghe di fare altrettanto.

Ma la protesta non si ferma. Anzi, valica i confini prima nazionali, dove i Jaguars di Jacksonville e i Ravens di Baltimora si inginocchiano allo stadio di Wembley a Londra (dove giocavano una partita fuori casa). e dello sport poi: anche Stevie Wonder segue l'esempio degli sportivi, portando la protesta anceh nel mondo della musica.