Museo del ciclismo: il Ghisallo da Magni a Pantani

Pubblicato il 13 luglio 2015 alle 16:17:03
Categoria: Notizie Ciclismo
Autore: Redazione Datasport.it

Con le unghie, con i denti, alzandosi sui pedali e grondando di sudore come nel punto più di duro della salita: il Museo del ciclismo non molla, tiene botta e rilancia. La Madonna del Ghisallo è la patrona dei ciclisti e a Magreglio, minuscolo comune del Triangolo Lariano, si trova il suo Santuario, collocato proprio alla fine della salita che prende il via da Bellagio. Un must per gli amanti delle due ruote, tappa fissa nel Giro di Lombardia e presente a più riprese nel tracciato del Giro d’Italia. A pochi metri di distanza, fondato nel 2006 sotto la forte spinta (soprattutto economica) dell’indimenticato Fiorenzo Magni sorge il Museo del ciclismo: si fondono due anime, quella più tecnica, meccanica ma rivoluzionaria, riguardante le biciclette e quella prettamente sportiva, legata ai campioni in sella. Il tutto si snoda con un’aura romantica, che ad ogni curva sterza e scatta verso la cima.

MARCO PANTANI – A rischio chiusura, chiuso per sempre, chiuso per oltre un anno, con enormi problemi finanziari: nonostante le voci, in primavera il Museo del Ghisallo ha riaperto, rialzandosi come faceva Marco Pantani. Proprio il Pirata è una delle figure più amate, sia in via Gino Bartali che nel resto d’Italia: il 31 maggio scorso mamma Tonina ha donato al museo la maglia della Mercatone Uno, finita subito in una bacheca dedicata. Troppa classe, e troppo amore per Marco, da non spartire con nessun altro. Ciò che divide con altri quarantasette fuoriclasse è invece un posto d’onore nella sezione “24+24”: scelti da Fiorenzo Magni (lui compreso) ecco una serie di campioni da Girardengo a Coppi, passando per Indurain, Saronni e Moser, ricordati con un quadrante biografico e il ricco palmares.

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UNA PARETE ROSA – Le più antiche sono ormai scolorite, su quella del 1954 compare “La Gazzetta dello Sport”, mentre su quella del 1981 le tasche per le borracce scompaiono dal davanti e finiscono sulla schiena: si tratta della più grande collezione di maglie rosa esistente (oltre cinquanta), ennesimo omaggio ai campioni che furono, sono e saranno. È l’atto d’arrivo del percorso del museo: entrando si prende un cammino di curve che porta al punto più basso. Nulla è lasciato al caso, infatti i tornanti ricordano la salita del Ghisallo. La visita prosegue con le sezioni “bicilette militari”, “cimeli”, “evoluzione bicicletta da strada e da passeggio”, “grande enciclopedia del ciclismo” e infine “ciak e campioni, 100 film sul ciclismo”.

LUOGO DI CULTO – Per oltre cinquant’anni gli appassionati della bicicletta si sono recati al Santuario della Madonna del Ghisallo. La piccola chiesetta ospita alcuni cimeli dei più grandi campioni della storia di questo sport, da bici a coccarde e gagliardetti, passando per maglie rosa, gialle e tanto altro. Davanti all’ingresso troviamo i busti di Coppi, Bartali e Binda, mentre lì a fianco sorge il monumento al ciclista, poco distante dall’ingresso del museo. Intorno, quasi a voler abbracciare questo piccolo complesso dedicato alle due ruote e a far da cornice come quando il ciclismo diventa leggenda, troviamo le montagne. Pronte ad accogliere anche il Giro 2016, ma questa è un’altra storia.