Lo hanno chiamato in tutti i modi, da "Papa Urbano" a "Cairobraccino". Lo hanno osannato per la
Intervistato dai principali quotidiani sportivi, Cairo si lascia andare tra ricordi più o meno felici e progetti e sogni futuri. "La gioia più grande - dice il presidente granata - è stata senz'alt ro la prima promozione, quella del 2006. Ma anche vincere il derby dopo 20 anni non è affatto male, così come chiudere un campionato al settimo posto. Il momento più duro, invece, la retrocessione, non tanto la contestazione. Quella retrocessione è stata un trauma".
Una caduta dalla quale il Toro ha saputo rialzarsi, grazie anche al nuovo modo di gestire la società: merito dello stesso presidente che ha saputo programmare e investire finalmente nel modo giusto, partendo da uomini di fiducia come il direttore sportivo Stefano Petrachi e l'allenatore Giampiero Ventura. "Prima inseguivo i grandi nomi - confessa Cairo -, ma è finita la stagione in cui arrivavo disperato all'ultimo giorno di mercato e pagavo caro ciò che non andava bene alla squadra. Adesso abbiamo compiuto investimenti importanti sui giovani, quattro nostri ragazzi ( Baselli , Zappacosta , Belotti e Benassi, ndr) rappresentavano l'ossatura della passata Under 21".
Dal presente, Cairo vola ai progetti futuri e al sogno chiamato Filadelfia. "Il mio obiettivo è di riformare una cantera che prod uca giocatori per la prima squadra, proprio come una volta - chiude il numero uno granata -, e tornare ad allenarsi al Filadelfia. Speriamo di poterlo fare entro il 2016.