Boxe: assoluti di Gorizia con troppe assenze e poche novità

Pubblicato il 16 dicembre 2017 alle 17:14:01
Categoria: Boxe
Autore: Redazione Datasport

Quando una rassegna come gli assoluti elite di boxe, svoltisi per la prima volta a Gorizia nel Friuli, si presenta priva di sei dei dieci campioni uscenti tra gli uomini, d’obbligo chiedersi quali sono le ragioni. In particolare, se gli assenti fanno parte del Gruppo Sportivo Esercito. L’ente militare ha fatto capire che l’attuale meccanismo delle selezioni regionali, non è l’ideale, penalizzando atleti che meritavano la presenza. I trails non hanno senso reale. L’esempio si riferisce al torneo laziale nei medi, dove Sarchioto tricolore uscente, battuto da Lizzi a sua volta eliminato da Perugino, uscito in semifinale a causa di una ferita (testata) nel precedente match vittorioso contro il pugliese Mineo.

Il sistema delle eliminatorie va rivisto, considerando il numero esiguo di pugili di vertice. In effetti non ci possiamo permettere il lusso di eliminare due dei migliori medi nella fase regionale. Ma non riteniamo giusta neppure la decisione dell’Esercito, avendo in tal modo penalizzato atleti incolpevoli che ambivano a rivincere il titolo. Stessa sorte anche per Valentina Alberti nei 64 kg. Preambolo d’obbligo di un torneo senza punti esclamativi a confermare la sofferenza del movimento dilettantistico, non in grado di sostituire il nucleo vincente tra Atene 2004, Pechino 2008 e Londra 2012. A Rio, lo scorso 2016, nessun azzurro è salito sul podio, come era nelle previsioni. Che ad aver pagato l’insuccesso sia stato il c.t. Lello Bergamasco, resta un decisione discutibile. Che il problema non fosse un tecnico lo ha confermato l’andamento del 2017, dove le nazionali di categoria hanno stentato a portare a casa qualche podio e quella maggiore è rimasta all’asciutto.

A conferma che i miracoli li fai se hai in squadra i Clemente Russo e Roberto Cammarelle, diversamente occorre mettersi con umiltà al lavoro e cercare di ricucire il gap. Senza illusioni. La FPI ha invitato in Italia due tecnici cubani nel ruolo di talent scout. Si tratta di Geraldo Gonzales Bicet, 55 anni, di Guantanamo, esperienza nelle nazionali giovanili, allenando tra il 2005 e il 2017: Australia, Namibia e Venezuela. Il secondo è Jorge Valdez Perez, 62 anni di Pinar del Rio, esperienze in Ecuador, Venezuela, Germania, Finlandia ed ex Cecoslovacchia. Oltre a ruoli tecnici con la squadre cubane junior. Nel rispetto delle scelte, personalmente ho più di un dubbio sulla loro utilità e utilizzo. I motivi sono diversi.  Non conoscono nulla della situazione italiana, debbono partire da zero e questo rende difficile la collocazione e anche il ruolo di talent scout. Intanto debbono essere seguiti e istruiti. In Italia ci sono centinaia di palestre e scovare il campione di domani è impresa ardua. A questo punto, visto che di tecnici italiani e anche bravi, ce ne sono parecchi, tanto valeva scegliere in casa. Detto questo, attendo con fiducia l’esito di questa operazione, che al momento ha la durata di sei mesi.

Tornando agli assoluti, purtroppo fenomeni non ce ne sono, anche se qualche giovane di buona qualità è apparso all’orizzonte.  Vediamo la situazione delle dieci categorie. Ricordando che non hanno preso parte i titolari 2016 di sei categorie: Federico Serra (49), Di Serio (56), Maietta (60), Di Lernia (64), Sarchioto (75) e Manfredonia (81). Inoltre, alcuni dei nazionali come Cappai (52), Cavallaro (75) e Vianello (+91) non si erano iscritti. Nei 49 kg. ha vinto il pugliese Cordella, 19 anni con buone basi, veloce e preciso. Paga la bassa statura. Ancora immaturi D’Alessandro 20 anni e Abaid 22 anni. Nei mosca, conferma di Gianmario Serra, sardo del 1994, mobile e potente, vincitore in semifinale di Cordella, gemello del minimosca e in finale del tenace toscano Grande. Nei 56 kg. a sostituire Di Serio è stato il sardo Cossu, 29 anni nella sua stagione migliore. In finale ha affrontato Erylmaz, genitori turchi, nato a Grosseto nel ‘98 che a giudizio personale aveva vinto e meritava il titolo. Da segnalare il campano Mennillo 19 anni. Nei leggeri è spuntato il siciliano Canonico, speranza nelle giovanili, classe ’96, campione per mancanza di avversari validi. Tra i 64 kg. media decisamente bassa.

L’ha spuntata il paracadutista toscano Antonioli sul marchigiano Metonyepon, nato nel Benin, residente a Osimo. Incontri molto combattuti, ma livello modesto. Il welter Magrì, pugliese ventenne, è stato l’unico giovane a capovolgere il pronostico battendo il romano Natalizi, campione uscente e atleta di ottime qualità. Magrì ha disputato una finale perfetta e ci auguriamo prosegua su questa direttrice. Nei medi, il favorito Perugino si è fermato in semifinale causa ferita al sopracciglio sinistro. Ha vinto il romano Faraoni, 23 anni, al terzo tentativo, superando nettamente il siciliano Tumminello, bravino ma ancora inesperto. Tra i mediomassimi il casertano Valentino, tricolore youth nel 2013, è tornato sul podio più alto assoluto, battendo con più facilità del previsto il pugliese Antonacci, 20 anni con buone qualità, ma senza l’esperienza per vincere. L’altro romano Simone Fiori, 28 anni, attivo da oltre un decennio, dopo stagioni incolori, sembra voler recuperare il tempo perduto. Vincitore netto di tutti gli incontri, ha cancellato le speranze del nigeriano di Voghera, Kogasso con grande sicurezza. Nei +91, l’altro romano delle FFOO, Carbotti è stato premiato nei confronti di Mauhiine, 19 anni, genitori egiziani, nato a Napoli, in crescita al punto che se lo avessero premiato col titolo, non ci sarebbe stato nulla da dire. Tutto qui. Il torneo femminile, ha visto vincere: Bonatti (48), Mostarda (51), De Laurenti (54), Mesiano (57), Testa (60), Martusciello (64), Floridia (69), Carini (75) e Paoletti (81), 20 anni, la novità del torneo.


Articolo scritto da Giuliano Orlando